Home theatre  di Sergio Canini

 

Com'è noto l'home theatre è un sistema di riproduzione multicanale  attualmente usato prevalentemente per sonorizzare i film in ambito domestico. L'analogo sistema usato nelle sale cinematografiche prende il nome di Dolby surround o Dolby digital. Confesso che quando, al cinema, assisto alla proiezione di un film che ha questo tipo di audio, ancorché goderne ed essere maggiormente coinvolto dall'azione che si sta svolgendo sullo schermo, sono estremamente infastidito dai suoni che provengono dai diffusori di sala. Ne ho parlato con amici che hanno la mia età i quali mi hanno confermato che per loro è la stessa cosa. Evidentemente la mia generazione, che di film ne ha visti parecchi (una volta si andava al cinema tutti i giorni) è stata condizionata a considerare film solo ciò che proviene dallo schermo, compreso quindi l'audio, e  fastidio ciò che proviene dalla sala. E allora perché ne parlo? Perché la riproduzione multicanale è anche il più avanzato e potente mezzo per ascoltare musica riprodotta, magari con l'ausilio del video, (ma si può anche tenerlo spento), con un realismo irraggiungibile anche dal più sofisticato e costoso impianto stereo, presente o futuro. 

L'dea di rendere la riproduzione spaziale,  era già presente negli anni 50, quando l'HiFi era ancora mono. Ad iniziare furono curiosamente le case discografiche le quali aggiunsero un effetto di riverbero alle  nuove registrazioni. Inoltre, dopo l'introduzione dell'LP, molti dischi a 78 giri furono riversati nel nuovo formato, con l'aggiunta di tale effetto. Ricordo che possedevo Moonlight Serenade di Glenn Miller a 78 giri e che quando lo riacquistai in LP, unito ad altri brani, notai questa differenza. Prima dell'avvento della stereofonia, anche i fabbricanti di apparecchi (oggi si direbbe di hardware) pensarono di costruire macchine adatte ad aggiungere questa dimensione, cioè quella del campo sonoro riverberato, alla riproduzione. Com'è noto questo campo è normalmente presente nei teatri o nelle sale da concerto durante l'esecuzione mentre ovviamente è assente nell'ascolto della musica riprodotta (o meglio è di tipo completamente diverso), quando questo avvenga nel nostro salotto.

Ricordo due apparecchi in particolare, il primo - Revertape - era un registratore a nastro dotato di parecchie testine sfalsate, che  produceva un effetto di riverberazione assolutamente identico a quello di un a sala a concerto. Il secondo era più curioso anche perchè dimostra che era tanta a quel tempo la voglia di dare spazialità alla riproduzione che si ricorreva anche ai sistemi più ingegnosi. Il suo nome era Xophonic, si trattava di un mobile che conteneva, arrotolato, un tubo lungo 15 metri aperto alle estremità e sulle quali erano montati rispettivamente un altoparlante ed un microfono. Il segnale ritardato e raccolto dal microfono veniva poi applicato ad un secondo piccolo sistema di amplificazione autonomo ed irradiato nello stesso ambiente di ascolto. E' inutile dire che se la riproduzione avviene nello stesso luogo ove è avvenuta l'esecuzione questi disposivi non sono necessari per ottenere il perfetto realismo. Cito la dimostrazione data da C.A.Briggs, il padre dell'HiFi inglese, alla Royal Albert Hall alla fine degli anni '50. Egli collocò sul palco di quel teatro, al di là di una tenda opaca, un'orchestra sinfonica ed un impianto di riproduzione HiFi monofonico, facendo poi suonare alternativamente l'una o l'altro. Il pubblico fu assolutamente incapace di capire quando suonasse l'una o l'altro. Analogo esperimento fu successivamente compiuto dalla Philips con gli stessi risultati. Poi venne la stereofonia e dopo l'iniziale entusiasmo dovuto a treni che sfrecciavano da destra a sinistra e viceversa e delle palline da ping pong che rimbalzavano da una racchetta all'altra, ci si accorse che mancava sempre qualcosa. Le case discografiche pensarono di migliorare la situazione aggiungendo l'effetto di riverbero agli stessi canali stereofonici, e da allora non ci siamo più liberati di questa porcheria che sporca la riproduzione e che, ancorchè dare la sensazione di stare nell'ambiente in cui avviene l'esecuzione,  dà quella di trovarsi in un'altra stanza e di ascoltare attraverso la porta di comunicazione. Ora questo effetto è stato ribattezzato ambienza e pare sia apprezzato dai recensori e dalla maggior parte degli audiofili. Io ritengo che nella stereofonia siano state riposte troppe attese. Già riesce male a fare ciò per cui è stata concepita, cioè ricreare la dimensione orizzontale dell'orchestra. La ricostruzione del centro infatti è quanto mai problematica, l'affermare poi che riesca anche a ricreare la dimensione della profondità, dell'altezza, e del campo riverberato è frutto di ignoranza (tecnica).  Ma il tentativo più impegnativo per superare i limiti della stereofonia fu quello della quadrifonia che, come suggerisce il nome. era un sistema di riproduzione a 4 canali. La cosa fu resa possibile dal momento che si riuscì a registrare quattro segnali distinti nell'unico solco del disco LP. Fu più difficile però convincere il pubblico ad acquistare e sistemare nel salotto quattro diffusori identici e di grosse dimensioni (i minidiffusori ancora non esistevano). Infatti il pubblico non si convinse, anche perchè non gli fu spiegato (o gli fu spiegato male)  a cosa sarebbe servito avere quattro canali di riproduzione. A mio avviso inoltre il sistema era stato mal concepito. Sarebbe stato meglio infatti avere tre canali frontali (per l'orchestra) ed uno posteriore (per il riverbero), quest'ultimo da sdoppiare e consegnare a due diffusori di piccole dimensioni.

 Nel frattempo i riverberatori non erano affatto scomparsi, anzi si erano evoluti passando da quelli che abbiamo visto all'inizio a quelli a molla, poi  a stato solido, ed infine a quelli digitali. Tra quelli che provai ne ricordo uno della Koss che era fornito completo di amplificatore interno e di due diffusori da collocare posteriormente Al pari di altri produceva un campo riverberato molto realistico. Tuttavia questi dispositivi non hanno mai avuto successo presso gli audiofili i quali sono tuttora restii ad abbandonare la stereofonia per sistemi più evoluti. 

A prova di ciò porto il fatto che l'home theatre è stato proposto (o recepito) quale sistema per la riproduzione della colonna sonora dei film, lasciando in ombra le enormi possibilità di questo sistema per ottenere una riproduzione assolutamente realistica della musica. Ma quali sono i miglioramenti rispetto alla stereofonia? Non sono molti ma sostanziali. Intanto vi sono tre canali per il fronte anteriore, quello dell'orchestra. Ciò consente di avere una immagine solida e reale, non virtuale come nella stereofonia, del centro. Non è cosa da poco, considerando che al centro della scena si svolge la parte più importante dell'esecuzione, quella del solista, sia esso strumentista, cantante o semplicemente il primo violino in una orchestra sinfonica. Il diffusore centrale permette inoltre di allargare l'area di ascolto ottimale a tutto il locale in cui avviene la riproduzione, senza costringere chi ascolta a porsi in posizione centrale. Un ulteriore non secondario vantaggio è il fatto che i canali anteriori sono finalmente liberati dal segnale di riverbero che invece nella stereofonia è mischiato al segnale diretto e che produce gli effetti negativi visti all'inizio. Questa informazione , cioè il segnale di riverbero, viene invece consegnata ai diffusori laterali e posteriori i quali, diffondendolo, ricostruiscono il campo sonoro riverberato dell'ambiente (auditorium, teatro, chiesa ecc.) nel quale è stata effettuata la ripresa. L'ascoltatore avrà la sensazione di trovarsi in tale ambiente perché ora anche la provenienza dei suoni relativi a tale informazione è corretta (le pareti laterali, quella posteriore, il soffitto). Da segnalare infine che finalmente sono disponibili i Super Audio Compact Disc (SACD) registrati proprio in funzione dell'Home Theatre.

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